La fine dell’Unione?

Tonino, 17 agosto 2022.

A volte penso a tutti quei partiti europei con nei loro programmi l’uscita dall’Unione perché non è l’Europa che vogliamo. Dopo il trattato di Lisbona, che cercano ancora di far passare per costituzione europea, i paletti rigidi dell’amovibilità strutturale neoliberista sono stati fissati per almeno 50 anni. (art.50 prima della sua revisione del 2017). Dopo il Brexit faceva un po’ ridere. Tutti si sono comunque adeguati all’impossibilità di uscirne indenni. Pensate al “fuori” dalla Nato, dall’Unione, dall’euro…

Chi non ha mai amato questa Unione disumanizzata dal mercato, dall’impoverimento di milioni di cittadini, dalla sopraffazione dei pochi sui molti, dalla cessione totale della nostra Costituzione e i suoi valori fondanti che sono stati svenduti così come i beni comuni costruiti con tanti sacrifici, oggi, vista la gabbia così ferrea costruita da una Direttiva all’altra in tre decenni, ha solo la speranza che possa implodere dall’interno a causa degli egoismi dei vari stati ormai più che acclarati. 

L’Unione non è la Comunità che si voleva costruire, magari come federazione. Strada sbagliata? Si può costruire altro o è sbagliato anche pensarlo? Uscire sarebbe l’Apocalisse? Cosa succederà tra qualche mese? Anzi cosa sta già succedendo?

Cosa rimane della nozione di comunità? La finanziarizzazione di tutto significa la totale mercificazione della vita stessa. Nel suo ultimo libro, “No-Cosas: Quiebras del Mundo de Hoy” (in spagnolo, nessuna traduzione ancora), il principale filosofo tedesco contemporaneo (Byung-Chul Han, che però è coreano), analizza come il capitalismo dell’informazione, contrariamente al capitalismo industriale, trasforma anche l’immateriale in merce: “La vita stessa assume la forma di merce (…) scompare la differenza tra cultura e commercio. Le istituzioni culturali si presentano come marchi redditizi”. La conseguenza più tossica è che “la totale commercializzazione e commercializzazione della cultura ha avuto l’effetto di distruggere la comunità (…) La comunità come merce è la fine della comunità”. Anche della stessa parola.

Ma non è sufficiente, vogliono che lo facciamo noi stessi, che vantassimo ricchezze individuali (convinti di poterle raggiungere tutti) in un’apoteosi di egoismo strisciante e di sempre maggiori difficoltà e rapporti interpersonali e sociali. La narrazione C0vid, ben orchestrata ha aiutato non poco. Guai a chi rimane indietro. L’amministrazione si è trasformata in cyber-amministrazione e gli individui sono invitati a diventare cyber-cittadini per una cyber-democrazia. Ci stanno creando un mondo parallelo al mondo reale, un mondo virtuale digitalizzato sempre più in un movimento spasmodico e destrutturante.

Quello che abbiamo, e dobbiamo sopportare, giorno dopo giorno, è la battaglia cinetica tra la loro “Grande Narrazione”, o le loro storie, e la realtà assoluta. La loro ossessione per la necessità che la realtà virtuale “vinca” sempre è patologica: dopotutto, l’unica attività in cui eccellono è la fabbricazione della falsa realtà. Peccato che Baudrillard e Umberto Eco non siano più con noi a smascherare i loro sordidi schemi. Fa differenza nelle vaste distese dell’Eurasia? Ovviamente no. Basta seguire la vertiginosa successione di incontri bilaterali, accordi e interazioni progressive di BRI, SCO, EAEU, BRICS+ e altre organizzazioni multilaterali per avere un’idea della configurazione del nuovo sistema globale, pacifico e comunitario. E noi dove siamo? Rinchiusi in una ideologia superata, inumana (perché di sfruttamento), perdente, neocoloniale e razzista. Invece di unire, demonizziamo per conto terzi.

Sebbene Washington insista sul fatto che respingere l’aggressione russa contro l’Ucraina sia essenziale per preservare “l’ordine internazionale basato su regole liberali“, i governi e le persone del “Sud” e dell’Est vedono le cose in modo diverso. Per loro, la guerra è più simile a una banale lotta di potere tra la Russia e uno stato cliente occidentale. Come afferma uno studioso africano: “Molti in Africa e nel resto del Sud non considerano, e non hanno mai considerato, l’ordine internazionale liberale come particolarmente liberale o internazionale”. Quasi quasi sono solo problemi nostri.

Ancora una volta le menti dei discendenti degli schiavisti non possono e non cambieranno. Nella mentalità dell’establishment occidentale, la stragrande maggioranza dell’umanità deve accettare il governo di un’estrema minoranza. Perché è così che questo sistema criminale ha operato per secoli. L’unica preoccupazione per i nostalgici dell’unipolarità, chiamata anche globalizzazione, è che non solo il mondo non occidentale continua a crescere in potere demografico, economico e militare, con alla base l’era multipolare internazionale pacifica e comunitaria, ma qualcosa di altrettanto importante: esso è finalmente il clic di un numero enorme di persone che vivono sul pianeta comune: non avere più complessi rispetto all’Occidente. Il tutto unito alla ferma volontà di mettere questo Occidente collettivo al suo vero posto.

Lo dico per i pacifisti veri. Questo Occidente collettivo è fautore di morte e miseria, di stragi e genocidi, di furti e soprusi, di iper sfruttamento della natura e degli uomini, in nome della loro concezione ipocrita della democrazia. E’ un bene per il mondo se inizi a sfaldarsi un po’.

La prima sarà l’Unione. Il cosiddetto imperativo morale che presumibilmente ha innescato questo “freddo” è l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’inevitabile risposta della Russia al colpo di stato statunitense nel febbraio 2014 e l’insistenza offensiva della NATO. Questo nuovo regime ucraino, creato dagli Stati Uniti e odiando la Russia, si concede il diritto sovrano di mettere Mosca nel raggio di missili nucleari. Questi sono i presunti motivi morali e imperativi dell’UE per negare alla Russia lo status di fornitore di energia dell’Europa. Ma, interrompendo i rubinetti energetici della Russia in Europa, la stessa UE potrebbe essere distrutta economicamente, culturalmente, industrialmente, semplicemente per rimanere una nazione vassallo dell’America (le sue nazioni “irrinunciabili”, come tutte le altre), invece di diventare ciò che ha sempre avrebbe dovuto essere, e naturalmente sarebbe stata, la radiosa gloria del più grande continente del mondo: l’Eurasia, un’Europa che include la Russia, invece di metterla in pericolo.

La Germania è stata, fino a tempi recenti, il motore industriale dell’UE, e quindi ha più da perdere da una drastica riduzione e aumento del costo delle sue forniture energetiche. Con la riduzione di queste forniture di energia, i prezzi aumenteranno, quindi saliranno alle stelle e l’economia tedesca sarà schiacciata. La Germania è stata molto potente all’interno dell’Unione Europea e ha imposto l’austerità alle economie europee più deboli come Grecia, Spagna, Italia e Portogallo. Berlino ora chiede agli altri paesi membri dell’UE di salvare i tedeschi da quella che presto sarà inevitabilmente un’emergenza energetica. Qualcosa dovrà cedere, probabilmente l’UE stessa, poiché la rapida escalation delle ostilità interne che ne consegue tra le nazioni dell’UE, in particolare tra la Germania e le nazioni (suddette) perché ora pretende aiuto per farla uscire da questa crisi, potrebbe mandare in frantumi l’UE stessa in modo irrevocabile. L’Italia, da valvassina si è già subito piegata e le sta rivendendo il suo gas sottobanco.

La gloria dell’Europa è finita. L’unica vera domanda ora è quando? Perché i leader europei hanno fatto questo? Questa domanda è la condanna a morte dell’UE. L’Europa che era, non è più, uccisa dal regime “amico” a Washington, attraverso i suoi numerosi agenti della NATO in Europa.

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